VITTORIO FUSARI AL BALZER DI BERGAMO

Mag 11, 2018 | News

Lo chef Vittorio Fusari è approdato da qualche settimana al Balzer di Bergamo, locale che fin dal 1850 è il punto di riferimento per un aperitivo, un caffè, un pranzo o per acquistare dolci. In molti si sono chiesti come è arrivato qui Vittorio Fusari? “Quando i titolari della S-Link Patrizio Locatelli e Lorena Scupelliti con cui avevo già portato a termine il progetto del Wine Gate 11 all’aeroporto di Orio al Serio (BG) e dello spazio del Parmigiano Reggiano all’interno di FICO a Bologna mi hanno proposto Balzer avevo già deciso, per motivi familiari, di chiudere la mia esperienza a Al Pont de Ferr di Milano. La sfida era nelle mie corde perché non si trattava una proposta commerciale, ma della rinascita di un luogo simbolo di Bergamo e perché ritenevo fosse arrivato il momento di instaurare un rapporto più trasversale e universale con il cibo”. Vittorio, nell’elaborare una nuova formula per il Balzer, è partito dal concetto di “osteria”, cioè dall’analisi di un luogo di incontro e di aggregazione di una comunità. Il Balzer fa parte di quei bar storici che sono stati punto d’incontro per gran parte della comunità bergamasca. Ma un bar, così come un’osteria, possono avere un rapporto con il cibo molto ampio e articolato. In questi spazi non esistono infatti solo i canonici due momenti della giornata legati alla somministrazione dei pasti, ma ogni momento è buono per incontrarsi. E da questi momenti scaturiscono ricordi che fanno del Balzer un luogo di ospitalità, calore e ristoro.

La cucina di Vittorio in dieci righe.  

Ogni passaggio di Vittorio Fusari, fin dai suoi esordi in cucina, è stato anticipatore. Nel 1981, quando fonda a Iseo (BS) Il Volto, propone un antesignano dei wine bar di oggi per presentare la grande qualità del vino italiano che pochissimi ancora conoscevano. Poi dal 1989 al 1995 al ristorante Le Maschere, sempre a Iseo: la creatività lo conduce allo sdoganamento dalla cucina tradizionale. Ritorna in seguito a Il Volto per proporre la grande cucina sperimentale mescolata ai tratti salienti dell’osteria e sempre nell’ottica di valorizzazione dei grandi vini. Nel 2007 l’idea di Dispensa Pani e Vini a Torbiato di Adro (BS): un luogo che permettesse a tutti di avvicinarsi alla cucina d’autore. Riprende ancora l’idea di un’osteria moderna e di una cucina tradizionale che pescasse da una dispensa di casa e da una sapienza familiare come oggi non ce ne sono più. Milano ha sempre esercitato un grande fascino ed arrivare a Al Ponte de Ferr nell’anno dell’EXPO è stata una vera emozionante esprienza.

Dopo l’esperienza a Al Pont de Ferr ha scelto di dedicarsi all’attività di consulenza: quali sono i pro e i contro di questa scelta? Maggiore libertà, la possibilità di vivere esperienze anche diverse tra loro e per questo certamente arricchenti un grande sforzo di organizzazione e di sintesi. Quali le tappre per Balzer?  Balzer è un simbolo della città legata alla storia ed ai ricordi di ogni bergamasco. Ha subito molte traversie seguendo anche lo svuotamento del centro città. Un luogo sempre più riempito da banche e uffici che ha negli anni perso il ruolo centrale per la comunità cittadina che sembra aver spostato i luoghi di incontro altrove. Il recupero di Balzer va di pari passo con la voglia di recuperare a nuova vita e a nuova energia i centri cittadini. Ma non si recuperano facilmente anni di disinvestimento: per questo molto lavoro c’è da fare per riportare il tutto alla sua energia iniziale e da lì partire per arricchirlo con nuove proposte. Segue solo la cucina o anche l’aspetto legato alla pasticceria? Per entrambe le situazioni quale è la formula proposta? Al Balzer la pasticceria viene prima di tutto. Seguirò tutti i reparti dalla pasticceria alla gelateria mettendo mano anche alla panificazione e proponendo una nuova forma di ristorazione: veloce, gourmet e sana al tempo stesso. Sono banditi i preparati, gli additivi e i conservanti per lasciare spazio a materie prime fresche prediligendo le biodiversità locali, i prodotti da agricoltura biologica e l’utilizzo delle tecniche di cottura, raffreddamento, fermentazione e trasformazione più tradizionali. Un grande lavoro è quotidianamente orientato a recuperare i piatti e i dolci storici del Balzer, quelli che parlano alla memoria dei bergamaschi, alleggerendone però le calorie. Ho  pensato inoltre a una cucina (sempre aperta) dove la creatività sia a servizio delle materie prime in stretto contatto con i contadini, i pescatori, i vignaioli, tutti gli artigiani appassionati che le hanno realizzate. Una cucina che sceglie il rispetto del lento scorrere delle stagioni e che si ancori alla memoria della propria cultura e delle proprie origini.