Dove è stato “battezzato” il tramezzino
Una piccola, preziosa bomboniera che ha dato i natali a uno degli spuntini più popolari di sempre
È risaputo che ogni luogo di Torino, dall’angolo più remoto al palazzo più imponente, ha una storia appassionante, curiosa ed accattivante, tutta sua. Spesso sono queste storie stesse, talvolta leggende, il motivo degli sguardi ricchi di ammirazione o contemplazione da parte dei passanti che, intenti nelle loro passeggiate, sostano davanti ad edifici, monumenti, piazze, e locali di ogni tipo, riconoscendoli come parte della storia di Torino e, a volte, del mondo.
Chi ha percorso i portici di piazza Castello non può non essere passato davanti a caffè Mulassano, ma soprattutto non può non averlo trovato affascinante. La sua vista restituisce una sensazione di incanto e meraviglia, soprattutto in virtù delle della componente artistica in stile liberty, così come la sua storia.
Dopo essere stato messo in vendita dalla famiglia Mulassano, il locale divenne di proprietà dei coniugi Nebiolo nel 1925. La loro esperienza negli Stati Uniti permise loro di introdurre alcune interessanti ed originali novità che accrebbero la fama del locale al punto che anche i reali giungevano per gustare il caffè.
Fu così che i proprietari resero caffè Mulassano, in un certo senso, un locale all’avanguardia introducendo per primi il toast a Torino. Ma il loro spirito di innovazione si spinse oltre. Il signor Nebiolo, infatti, promosse una ricetta rivisitata che prevedeva lo stesso pane non tostato e abbondantemente farcito. “Un semplice panino”, starete pensando. Ebbene sì, un semplice panino da poter consumare prima come aperitivo, poi come merenda a mezzogiorno per lavoratori e lavoratrici di via Roma e via Po. Un semplice panino che, essendo consumato a mezzogiorno, alcuni anni più tardi fu chiamato “tramezzino” da Gabriele D’Annunzio.
Insomma, cari lettori e care lettrici, se questo fine settimana vi trovate in centro e tra un acquisto e l’altro degli ultimi regali avete bisogno di una sosta rilassante, rallentate il passo di questa frenetica corsa e dirigetevi verso piazza Castello, 25. I vostri occhi godranno della bellezza e della raffinatezza non solo degli esterni in noce, dove la sovrastante trabeazione è stata decorata con foglie di vite, ma anche degli interni: dal soffitto a cassettoni ai marmi e agli specchi che corrono lungo il perimetro, al pregiato ciliegio che compone il bancone, all’alzatina in stile liberty. Un luogo ameno a tal punto da essere stato scelto come set per le scene di alcuni film d’autore, tra cui “Quattro mosche di velluto grigio” di Dario Argento.
Ora, immaginate di essere nel 1925 e di avere appena svoltato l’angolo di via Po su piazza Castello. Avete appena concluso un affare, guardate l’orologio: è mezzogiorno, così decidete di mettere qualcosa sotto i denti. Entrate al caffè Mulassano e per qualche istante non fate altro che rimanere meravigliati dalle decorazioni floreali ed eleganti che illuminano quel locale: vi è sempre piaciuto lo stile liberty! Siete, però, anche attratti da un panino colorato ed invitante riposto dietro la vetrinetta, che ordinate all’inserviente. «E’ davvero delizioso questo…questo…». Ah già, siete nel 1925 e D’Annunzio non è ancora passato: è normale che non sappiate che si chiama tramezzino!
Rassegna stampa – Locali storici d’Italia : 18/12/20