LA STORIA
Dal 1907 punto di riferimento e patrimonio culturale di Ascoli Piceno, il Caffè Meletti è diventato una vera e propria istituzione cittadina ed è conosciuto come salotto delle idee. Per anni fu sede del Senato, ovvero del sodalizio dei notabili della città. Re Vittorio Emanuele ne fu cliente nel 1908 e 1910 per acquistare l’Anisetta Meletti uno dei più classici liquori italiani, e lo decretò “Fornitore della Real Casa”. Si dice che Mascagni avrebbe iniziato qui a scrivere l’opera “Lodoletta” e Guttuso, alla fine della Seconda Guerra Mondiale, vi progettò la rivista intitolata L’Orsa Maggiore. Tra gli altri personaggi illustri che hanno visto le sue mura ed assaporato le sue prelibatezze figurano Stuparich, Zandonai, Badoglio, Sartre, Hemingway e Trilussa, Venne inaugurato la sera del 18 maggio 1907 per volontà di Silvio Meletti, l’industriale di liquori noto proprio per la produzione dell’Anisetta Meletti, che due anni prima aveva rilevato la palazzina realizzata tra il 1881 e il 1884 per ospitare gli uffici della Posta e del Telegrafo. La nascita dell’elegante bar in stile liberty, raro caso nelle Marche, rimasto nello stato originario eccetto qualche piccola variante, è stato dichiarato dal Ministero dei beni culturali e ambientali ‘Locale di interesse storico e artistico’ nel 1981. Dopo una chiusura che ne ha messo a rischio la continuità, nel 1996 il Caffè Meletti viene acquistato dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Ascoli Piceno che lo restituisce alla città nel 1998 dopo un’attenta opera di restauro conservativo. Oggi, dopo successivi adeguamenti strutturali, è tornato al suo fascino originario.
LA LOCATION
Ubicato nella centralissima piazza del Popolo, accanto al Palazzo dei Capitani, il Caffè Meletti fa parte dell’Associazione dei Locali Storici d’Italia. Il colore rosa antico della facciata esterna lo contraddistingue e lo differenzia fra tutti i palazzi storici presenti in piazza, ma allo stesso tempo riesce ad armonizzarsi con essi grazie alle sue linee architettoniche. L’eleganza e le atmosfere liberty si respirano grazie anche alla ricchezza degli arredi originali, mantenuti perfetti, allo splendore degli ornamenti e alla raffinatezza delle pitture con decorazioni floreali. Ad arricchire gli interni anche grandi specchi a parete, divani rivestiti in velluto verde e piccoli tavoli tondi con piano in marmo. Particolare il soffitto della sala del piano terra dedicato all’anisetta ed affrescato da Pio Nardini tra il 1906 e il 1907 con raffigurazioni di putti tra i rami di anice.
IL MENU
Si incomincia la proposta gastronomica con le migliori tradizioni di desserteria e di gelateria artigianali di produzione propria, per continuare con la possibilità di pranzare con menu soft lunch in alternativa ai piatti della tradizione. Per chi preferisce una pausa pranzo, veloce può contare sui piatti tipici della “dieta mediterranea” e ricca di verdure locali e stagionali e scegliere il “Veggy Brunch”. Il pomeriggio è il momento ideale per il gelato di produzione propria, realizzato nei laboratori del Caffè, o per sorseggiare un tè con la biscotteria dei forni locali. Tra le specialità il “Waffle espresso e cotto davanti al cliente” e i cocktail da consumare con le deliziose olive ripiene ascolane di produzione propria, secondo l’antica ricetta originale. Possibilità di cenare in sala all’aperto con i piatti proposti dallo chef. Tra le proposte più apprezzate anche i classici maccheroncini di Campofilone, il fritto misto all’ascolana e i dolci tipici.
Rassegna stampa – Locali storici d’Italia – 07.12.19