I primi 300 anni del Florian

Dic 23, 2020 | News

I primi 300 anni del Florian

Sul menù e sullo scontrino è indicato anche il costo “supplemento orchestra sulla prima consumazione” a persona: siamo al Caffè Florian di Venezia, in piazza San Marco, il più antico Caffè italiano, uno dei simboli della città. E che il 29 dicembre compie 300 anni, anniversario ricordato anche su un francobollo dedicatogli nella serie tematica “Le Eccellenze del sistema produttivo ed economico”.

Era infatti il 1720 quando fu aperto da Floriano Francesconi: il nome “Florian” è proprio dato dalla pronuncia locale del nome del suo fondatore che l’aveva però inaugurato con l’insegna “Alla Venezia Trionfante”. In breve la denominazione “Florian” fu quella con cui tutti lo ribattezzarono e nelle sue sale affrescate e ai suoi tavolini di marmo bianco con divani rossi sono passati e si sono seduti nomi che vanno da Stendhal a Ugo Foscolo, da Balzac a Dickens, da Byron a Wagner, da Casanova a Canaletto a Goldoni. Famosa “bottega del caffè” che apre lo sguardo sul significato storico dei Caffè.

Luoghi, non solo bevanda, ma entrambi con una caratteristica comune: il potere aggregante, che favorisce la socializzazione e la conversazione. Del resto, dal 1700 i Caffè Letterari si affermano come simbolo di luoghi di storia e cultura, pur esistendo esempi anche precedenti, dove si sorseggia il caffè e si discute di cultura, società, politica, filosofia, anche di affari. Capolavori letterari e correnti filosofiche nascono nei Caffè, nome addirittura che Pietro Verri diede al periodico nato nel 1764 che divenne il principale strumento di diffusione del pensiero illuminista in Italia, impostato su un modello innovativo che prendeva come esempi riviste inglesi che erano punto di raccolta delle discussioni che avvenivano proprio in un caffè diventato luogo di incontro e dibattito su temi politici e sociali.

Se nel periodo illuminista è la Francia a raccontare l’epoca d’oro dei Caffè (ne contava oltre tremila) quali luogo di vivace produzione culturale soprattutto da parte della classe borghese che si imponeva sul monopolio culturale fino a quel momento esercitato principalmente dalla nobiltà, anche in Inghilterra e in Italia ne nascono molti. A Parigi si ricorda il Procope, che è anche tra i più antichi d’Europa, luogo di incontro di personaggi come Voltaire, Diderot, Rousseau, ma anche Marat, Robespierre e Danton.

n Inghilterra le Coffee House sono frequentate da scrittori, poeti e uomini d’affari: la più antica a Londra è stata il Grecian Coffee House, stimata da Newton e membri della Royal Society oltre che da Richard Steele, direttore della rivista The Tatler per la quale diede come indirizzo postale proprio la caffetteria.

In Italia degno di nota anche il Caffè dell’Ussero di Pisa, amato da Carducci e, più avanti, il Giubbe Rosse di Firenze di cui erano assidui frequentatori i futuristi Marinetti, Boccioni e Carrà e che fu luogo di redazione di molte riviste del Novecento, diventando dopo la seconda guerra mondiale anche luogo di incontro di intellettuali quali Quasimodo e Vittorini.

Rassegna stampa – Locali storici d’Italia : 23.12.20   laprealpina_logo_header.jpg